Una delle cose che mi viene chiesto più spesso ultimamente è come fa il condominio dove si è comprata o affittata casa per aprire un’attività di bed & breakfast a vietarne l’apertura. Purtroppo troppo spesso i conflitti con il condominio partono dai disagi e preoccupazioni causate da rumori notturni ed il maggior traffico di persone estranee.
Ma poi i conflitti trovano la ragione dei condòmini nelle clausole di alcuni regolamenti condominiali dove esiste il divieto di “attività di affittacamere, pensione, casa vacanza o alberghiera” o solo alcune di queste tipologie, e nel caso di un regolamento contrattuale anziché assembleare (cioè redatto dal costruttore dell’edificio e da questi fatto approvare agli acquirenti degli appartamenti all’atto del rogito) questi divieti possono diventare più stringenti. Molti di questi regolamenti prevedono divieti o per affitti brevi o per la attività para-alberghiere ed alberghiere. Il primo tipo è difficile che sia previsto in quanto è una limitazione della possibilità di affitto dell’immobile anche se in alcuni immobili costruiti negli anni a seguire la famigerata legge Merlin si può leggere il divieto di “affittanza a giornata” probabilmente per evitare la prostituzione nell’edificio. Il secondo tipo invece, con l’arrivo delle nuove tipologie di fitti brevi, la legge spesso discute se assimilarle alle attività di affittacamere, albergo o pensione.
Inutile discutere di tutte le sentenze che si alternano a favore dell’uno o dell’altro, a questo punto è fondamentale una attenta lettura del regolamento condominiale prima della stipula di un contratto di fitto o una compravendita.
Per una attività di ospitalità non è solo importante trovare il luogo giusto, ma anche il condominio giusto.
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